Disturbo di panico. Diagnosi

Diagnosi disturbo di panico

diagnosi disturbo di panico
Scritto da Adriano Legacci

Diagnosi disturbo di panico. Sapevi che “Attacchi di panico” e “Disturbi di panico” non sono la stessa cosa? L’attacco di panico è un episodio isolato, che può presentarsi in una singola circostanza della vita e non manifestarsi mai più. Il disturbo di panico ha andamento cronico ed è caratterizzato dalla presenza di attacchi di panico ricorrenti. Con o senza agorafobia.

Diagnosi disturbo di panico

Diagnosi disturbo di panico. Il disturbo di panico rientra tra i disturbi d’ansia classificati dal DSM-IV-TR (2001). 

Il disturbo di Panico deve essere distinto dall’attacco di panico (episodio isolato). Il principale criterio per effettuare una diagnosi disturbo di panico è la presenza di attacchi di panico ricorrenti e inaspettati, cioè non associati a stimoli situazionali. Gli attacchi devono essere presenti da almeno un mese e presentare uno o più dei seguenti sintomi (DSM-IV-TR, 2001):

  • preoccupazione persistente di avere altri attacco di panico;
  • preoccupazione sulle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi di panico (per esempio, perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, impazzire);
  • una significativa alterazione del comportamento correlato agli attacchi di panico.

La caratteristica distintiva degli individui con disturbo di panico  lo sviluppo di una preoccupazione ansiosa, che viene focalizzata sul prossimo potenziale attacco di panico improvviso (Barlow, Chorpita, Turovsky, 1996).

Per una corretta diagnosi disturbo di panico viene inoltre stabilito, dal DSM-IV-TR (2001), che gli attacchi di panico non devono dipendere dagli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es. intossicazione da caffeina) o da una condizione medica generale (per es. Ipertiroidismo) e non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale, come fobia specifica o sociale, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post-traumatico da stress o disturbo d’ansia di separazione.

Negli individui con disturbo di panico sono comuni anche attacchi di panico sensibili alla situazione, mentre sono meno frequenti gli attacchi situazionali.

In merito alla frequenza e alla gravità degli attacchi di panico, il DSM-IV-TR (2001) evidenzia una forte variabilità: si possono osservare attacchi moderatamente frequenti, ad esempio una volta a settimana, e regolari o attacchi molto frequenti, ad esempio tutti i giorni per una settimana, meno regolari, intervallati da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti per molti anni.

Inoltre, negli individui con disturbo di panico sono comuni anche gli attacchi paucisintomatici, ovvero attacchi di panico in cui la paura improvvisa o l’ansia sono accompagnate da meno di 4 dei 14 sintomi indicati dal DSM-IV come criteri diagnostici.

Diagnosi disturbo di panico. Il disturbo di panico può manifestarsi senza o con agorafobia.

Nel quadro di una diagnosi disturbo di panico il disturbo di panico con agorafobia costituisce una specifica categoria diagnostica del DSM-IV-TR (2001), che identifica come criterio principale per la diagnosi, oltre a quelli stabiliti per il disturbo di panico, la presenza di agorafobia. In questo caso sopraggiunge, nell’individuo, la tendenza ad evitare luoghi e situazioni da cui sarebbe difficile o imbarazzante fuggire o in cui, se si verificasse un attacco di panico, non sarebbe immediatamente disponibile un aiuto (Sarti et al., 2000).

Secondo Gordeev (2008) i primi attacchi vissuti dal paziente lasciano una traccia indelebile nella sua memoria. Questo conduce allo sviluppo di un’attesa ansiosa dell’attacco che, a sua volta, rinforza la ripetizione degli attacchi successivi. Se gli attacchi di panico si ripetono in situazioni simili, ad esempio in un mezzo di trasporto o tra la folla, il soggetto può sviluppare una particolare sensibilità a tali luoghi o situazioni; presumibilmente aumenterà la probabilità di avere un nuovo attacco in questi contesti.

Alcuni soggetti, in questi casi, sperimentano ansia al pensiero di dover riaffrontare questi luoghi o situazioni e sviluppano una tendenza ad evitarle (Franceschina, Sanavio, Sica, 2004).

L’ansia correlata al possibile inizio di un attacco in una specifica situazione e l’evitamento di questa situazione è definito come agorafobia (Gordeev, 2008). In più di un terzo dei casi, questo processo può trasformare il disturbo di panico senza agorafobia in un disturbo di panico con agorafobia (Franceschina, Sanavio, Sica, 2004). Anche Sarti et al. (2000) (Fontemaggi A., 2019) riportano una simile stima e dichiarano che circa un terzo dei soggetti con disturbo di panico soffre anche di agorafobia.

Nell’ambito di una diagnosi disturbo di panico, se la sintomatologia agorafobica aumenta può condurre ad un disadattamento sociale dei pazienti,che, a causa della paura, possono non essere più in grado di lasciare la loro casa o rimanere da soli (Gordeev, 2008; Sarti et al., 2000). Il ricorso estremo all’evitamento può infatti provocare, nell’individuo, comportamenti gravemente patologici (Sarti et. al., 2000).

La presenza di agorafobia nel disturbo di panico indica una maggior gravità della malattia e una prognosi peggiore, e richiede speciali tecniche terapeutiche (Gordeev, 2008).

Sull'Autore

Adriano Legacci

Già direttore dell'equipe di psicologia clinica presso il poliambulatorio Carl Rogers e l'Associazione Puntosalute, San Donà di Piave, Venezia.
Attualmente Direttore Pagine Blu degli Psicoterapeuti.
Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave.
Psicoterapia individuale e di coppia.
Ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, disordini alimentari, disturbi della sfera sessuale.
Training e supervisione per specializzandi in psicoterapia

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