Riconoscere il panico normale: aspetti non clinici dell’attacco di panico
Panico normale. Aspetti non clinici dell’attacco di panico. L’attacco di panico isolato, di per sé, non costituisce un disturbo clinico, né indica una disfunzione psicologica o biologica. Nei casi in cui non conduca allo sviluppo di un disturbo di panico, rappresenta una normale ed appropriata risposta emotiva che tuttavia si verifica in un momento o in una situazione inappropriata (Barlow, Chorpita, Turovsky, 1996).
Panico normale. Aspetti non clinici dell’attacco di panico. Nel caso in cui sopraggiunga durante una specifica minaccia, come un imminente incidente automobilistico, sarebbe allora considerata una risposta utile ed adattiva, definita come paura.
Panico normale. Aspetti non clinici dell’attacco di panico. L’esperienza di attacchi di panico isolati nella popolazione non clinica costituisce solitamente una risposta di stress aspecifica che, essendo percepita come un evento comunque controllabile o prevedibile, non si ripete necessariamente (Franceschina et al., 2004). In tali casi piuttosto che all’area strettamente clinica, la manifestazione e il trattamento dell’episodio sono riconducibili al campo più vasto della psicologia del benessere.
Panico normale. Aspetti non clinici dell’attacco di panico. Sussistono infatti importanti differenze tra i soggetti che sperimentano attacchi di panico senza che questi assumano rilevanza clinica e i soggetti che sviluppano un disturbo di panico: i primi manifestano una preoccupazione minima o nulla nei riguardi degli attacchi o della possibilità di sperimentarne altri. Inoltre, tendono a darsi una spiegazione dell’attacco associandolo con qualche evento o episodio passeggero, come qualcosa che hanno mangiato o una difficile giornata di lavoro. Nella migliore delle ipotesi – evento più raro- riescono ad associarlo ad uno specifico stato d’animo, ad un’emozione o ad un pensiero di particolare rilievo emotivo. A differenza di queste persone, i soggetti che sviluppano un disturbo di panico tendono invece a manifestare un’ansia anticipatoria, che si traduce in un’attesa ansiosa di nuovi attacchi di panico inaspettati (Barlow, Chorpita, Turovsky, 1996).